Cade giù leggera.
Accarezza le case,
accarezza le strade.
Cade giù leggera.
Lava i colori,
lava le tristezze.
Cade giù leggera.
Bacia i miei occhi,
bacia la mia pelle.
Cade giù leggera.
Accarezza le case,
accarezza le strade.
Cade giù leggera.
Lava i colori,
lava le tristezze.
Cade giù leggera.
Bacia i miei occhi,
bacia la mia pelle.
La mia finestra vuole raccogliere fiori.
La mia finestra vuole correre per i prati.
Invece se ne sta ferma.
Non se la sente di lasciar soli i muri.
Prenderebbero freddo.
Si bagnerebbero molto.
La mia finestra allora se le disegna sui suoi vetri i fiori.
Si allarga e diventa una porta.
Per far correre liberi la luce e il vento
Sapessi tu le stanze della mia anima!
Se ne stanno una dentro l’altra.
Giocano a nascondino.
Giocano a pallone.
Giocano tutto il giorno.
Io le trovo tutte.
Le visito tutte.
Le carico di ricordi.
Le carico di pensieri.
A volte rimango incastrata
A volte rimango leggera.
Chissà dove sta casa mia?
Ricordi e memorie svegliatevi
e illuminatemi la via.
Chissà dove sta l’anima mia?
Desideri e passioni svegliatevi
e fatemi volare
Turbolenze pronte a scaricarsi.
Oscurità che si alza piano piano.
Io, piccolo fiorellino in mezzo.
Profondità che nasconde grandi segreti
Castelli che crollano e affondano
Io, piccola onda silenziosa in mezzo.
Quando ero piccola, a causa di un difetto congenito all’occhio e la mancanza degli occhiali appropriati, venivo sempre vista come un po’ strana. Negli anni 90, nell’Albania post comunista essere un bambino con gli occhiali era una rarità. A volte, in modo scherzoso (almeno così dicevano, perché io di scherzoso non ci ho mai trovato nulla) mi chiamavano quattrocchi. Gli occhiali diventarono così un oggetto solo da casa. I miei dicevano sempre “Qui dentro siamo noi stessi.”
Per poter “vedere” veloce anche io come tutti i bambini, ho iniziato a riconoscere velocemente forme e colori. Pur non vedendo chiaramente i visi ero comunque in grado a riconoscere le persone.
Ecco, la fotografia non è fotografare, ma come vedere il mondo. In realtà è un linguaggio. Ognuno di noi inizia questo percorso in una tenera età e le cose che fotograferà saranno inevitabilmente le cose che già conosce…
La luce fa entrare desideri,
Che dolcemente mi avvolgono
E mi illuminano.
C’è sudore sulla mia fronte.
Sento il rumore del mio respiro,
È veloce come il galoppo di un cavallo…
E poi arriva il sollievo…
Calmo come la brezza in estate.
È di nuovo mattina.
Oggi le nuvole suonano una sinfonia,
Io sto qui in prima fila.
Io sono l’ospite d’onore.
Scompare velocemente
Allungo la mano
Ma tutto scivola velocemente…
La luce del mattino anche oggi è più veloce
E io a occhi socchiusi, la vedo mentre si nutre dei miei sogni….